Dott. Catulla Contadin - Psicologa infantile - Psicoterapeuta - Noventa Vicentina (Vicenza)
Disturbi di apprendimento o semplici difficoltà scolastiche?
Le difficoltà di apprendimento rappresentano un problema importante in ambito educativo e sono spesso alla base dell’insuccesso e conseguente abbandono della scuola da parte di numerosi bambini.
In passato, un alunno con un basso profitto scolastico era considerato poco intelligente o poco motivato; in entrambi i casi non ci si preoccupava di capire meglio le ragioni di questo insuccesso, la strada più ovvia era l’abbandono scolastico e la ricerca di un impiego.
Negli ultimi decenni è aumentata la sensibilità verso le problematiche di apprendimento arrivando, talvolta, all’eccesso opposto: quello di pensare che se un bambino a scuola ottiene voti bassi probabilmente soffre di Disturbi di Apprendimento.
Quali possono essere le cause di un basso rendimento scolastico?
Le cause di un basso rendimento scolastico possono essere molteplici: condizioni di svantaggio socio-culturale, fattori legati alle caratteristiche della famiglia del bambino (patologia dei genitori, conflittualità interna al nucleo di riferimento, ecc.), fattori emotivi/motivazionali dell’alunno, difficoltà di socializzazione, presenza di handicap sensoriali, motori e/o cognitivi, Disturbi Specifici dell’Apprendimento, disturbi dell’attenzione. Appare evidente che non tutti i bambini che vanno male a scuola presentano un DSA; in alcuni casi si può parlare di disturbo, in altri si tratta di semplici difficoltà.
Ciascuno di noi, in qualche momento della propria carriera scolastica, può aver sperimentato delle difficoltà negli apprendimenti dovuti a problematiche affettive, motivazionali o a un cattivo insegnamento di una determinata materia. In questi casi si parla di semplici difficoltà di apprendimento perché si tratta di situazioni temporanee, che possono essere superate attraverso adeguati percorsi di potenziamento.
Il termine Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) indica gruppo eterogeneo di disturbi che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica. Questi disordini sono intrinseci all’individuo, presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e possono essere presenti lungo l’intero arco di vita.
I DSA sono generalmente molto resistenti al trattamento, ossia anche se uno specialista predispone dei percorsi di potenziamento mirati, il miglioramento che si ottiene è molto più limitato rispetto a quello riscontrato nei casi di semplice difficoltà scolastica.
Quali sono i DSA?
Nel Gennaio 2007 in Italia i rappresentanti delle principali organizzazioni professionali che si occupano di DSA si sono riuniti e hanno elaborato, con il metodo della Consensus Conference, le Raccomandazioni per la pratica clinica sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Si tratta di un documento importante che ha contribuito a far chiarezza sul problema e a delineare dei criteri e delle linee di intervento comuni da seguire per tutti i professionisti che operano in questo settore di interesse. Le Raccomandazioni sottolineano che il principale criterio per diagnosticare il DSA è quello della discrepanza tra l’intelligenza generale del soggetto (adeguata per l’età) e le abilità nel dominio specifico interessato (inferiori a quanto atteso per l’età e il livello di scolarizzazione).
La successiva Legge 8 Ottobre 2010 n.170, “Nuove norme in materia di Disturbi Specifici dell’Apprendimento in ambito scolastico”, fornisce una definizione con valore legislativo dei DSA, che viene ripresa dalle recenti Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA allegate al DM 12 Luglio 2011.
All’interno della categoria dei DSA si possono distinguere:
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la dislessia: un disturbo specifico caratterizzato dalla difficoltà dell’alunno a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza. Spesso questa difficoltà si ripercuote sulla comprensione del testo;
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la disortografia, un disturbo specifico che riguarda la componente costruttiva della scrittura, è legato ad aspetti linguistici e si manifesta come difficoltà a scrivere in modo corretto;
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la disgrafia, un disturbo specifico che riguarda la componente motoria, esecutiva della scrittura. Si manifesta come difficoltà a scrivere in modo fluido, veloce ed efficace;
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la discalculia, un disturbo specifico caratterizzato da ridotte capacità di apprendimento numerico e del calcolo. Il bambino può presentare difficoltà ad elaborare numeri, eseguire rapidamente calcoli a mente, recuperare i risultati delle tabelline o altri fatti numerici, e carenze nei diversi compiti aritmetici. L’efficienza del problem solving matematico non concorre alla diagnosi di discalculia evolutiva, ma appare correlato al livello delle competenze cognitive o al livello di capacità linguistica.
Dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia possono sussistere separatamente o insieme. La diagnosi di dislessia e di disortografia può essere effettuata solo a partire dalla fine della seconda primaria, mentre quella di disgrafia e discalculia può essere redatta solo al termine della classe terza primaria. Tuttavia è possibile individuare, già nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, la presenza di possibili indicatori di rischio di DSA.
Quali sono gli indicatori di rischio di DSA?
Per quanto riguarda il rischio di dislessia, è importante osservare con particolare attenzione lo sviluppo del linguaggio del bambino (capacità di comprensione ed espressione orale, abilità fonologiche, capacità percettivo-uditive, capacità di manipolare in modo consapevole i suoni che compongono le parole).
Per quanto concerne il rischio di disturbi della scrittura, accanto agli indicatori linguistici citati per la lettura, vanno attentamente osservate la maturazione delle competenze visivo-costruttive (ricostruire puzzle, assemblare costruzioni, allacciare, abbottonare, ecc.) e di rappresentazione grafica.
Gli indicatori di rischio più significativi per l’area del calcolo riguardano la difficoltà da parte del bambino di rappresentare delle quantità, confrontarle e manipolarle e difficoltà ad astrarre la numerosità al di là del dato percettivo degli oggetti.
Le Linee guida per la predisposizione di protocolli regionali per l’individuazione precoce dei casi sospetti di DSA precisano che una situazione di rischio può non costituire una caratteristica stabile nel tempo. Lo sviluppo delle competenze di un bambino può subire rallentamenti e accelerazioni difficilmente prevedibili. Nessun indice isolato è in grado di fornire una previsione certa di una futura comparsa di DSA. È auspicabile considerare contemporaneamente più indicatori di rischio e mantenere un atteggiamento di prudenza nella formulazione di ipotesi di DSA fino al termine del primo ciclo della scuola primaria.
L’identificazione precoce di indicatori di rischio di DSA nella scuola dell’infanzia non deve portare all’invio dei bambini al Servizio Sanitario, ma deve indurre gli insegnati ad aumentare l’attenzione nei confronti degli alunni e a proporre specifiche attività educative e didattiche. Tali attività di potenziamento devono essere proposte all’intero gruppo di bambini e possono costituire un contesto di osservazione sistematica utile a rilevare eventuali ritardi di sviluppo e a realizzare un percorso formativo in continuità con l’ordine scolastico successivo.
Perché l’intervento precoce è così importante?
Come sottolineano Tretti et al. (2002) è importante intervenire precocemente sulle carenze nello sviluppo delle funzioni cognitive sottostanti agli apprendimenti di base per molteplici ragioni:
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alcuni apprendimenti dipendono da altri, ad esempio la difficoltà nella decodifica di un brano di lettura può ostacolare la comprensione del testo, l’ampliamento del vocabolario, l’approfondimento di conoscenze specifiche di una disciplina scolastica;
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le difficoltà nell’apprendimento possono influenzare negativamente la motivazione allo studio e l’autostima dell’alunno;
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lo scarso rendimento scolastico può innescare giudizi negativi e scarse aspettative sull’alunno da parte di insegnanti e genitori (effetto Pigmalione).
In conclusione, solo uno specialista può effettuare una corretta valutazione della situazione del bambino e stabilire, attraverso una batteria di test standardizzati e non in base ad impressioni personali, se si è in presenza di semplici difficoltà scolastiche o di un vero e proprio Disturbo Specifico di Apprendimento.
In ogni caso, la valutazione costituisce solo un primo step del percorso; una volta individuati i punti di forza e di debolezza del bambino, è necessario avviare un percorso di potenziamento mirato che lo aiuti ad attivare tutte le sue risorse per affrontare la scuola nel modo più adattivo possibile.
Là dove necessario, lo specialista segnalerà agli insegnanti l’opportunità di fornire all’alunno eventuali strumenti compensativi e misure dispensative, che verranno concordate con la famiglia e indicate chiaramente nel Piano Didattico Personalizzato del bambino.
Bibliografia
Normativa di riferimento
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MIUR e Ministero della Salute, Decreto 17 Aprile 2013 “Linee guida per la predisposizione di protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei casi sospetti di DSA”
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